I numeri dell’immobiliare nel 2018 evidenziati dall’OMI parlano di un mercato in crescita, con un volume di vendite in espansione, ma in cui i prezzi continuano a scendere.
Secondo il consueto “Rapporto Immobiliare Residenziale”, realizzato dall’OMI, l’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, in collaborazione con l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, il settore residenziale sta proseguendo la crescita che ormai è in atto da 5 anni a questa parte.
I dati principali emersi dicono che il numero di unità immobiliari oggetto di compravendita lo scorso anno è tornato a toccare i livelli del 2011: l’indice NTN (Numero Transazioni Normalizzate) ha raggiunto quota 115,8.
Una ripresa notevole se si considera il fatto che nel 2013 l’indice era precipitato addirittura a 78.
La costante crescita dell’NTN è di certo un dato positivo e non è l’unico indizio della salute ritrovata del settore.
Anche il volume delle compravendite immobiliari in Italia ha riscoperto l’antico splendore assestandosi ai livelli più alti dal 2010, registrando in media un +6,5% rispetto al 2017.
La crescita è più marcata nel Nord-Est (+10,2%), nelle Isole (7,7%) e al Centro (+6,4%), mentre è meno pronunciata a Sud (+3,8%) e nel Nord-Ovest (+5,6%), che resta comunque la macro-area trainante del mercato, con oltre il 34% delle compravendite totali.
Ad aumentare sono anche le dimensioni degli immobili più richiesti dagli acquirenti: nel 2018 sono state vendute case per oltre 61 milioni di metri quadrati, con una dimensione media di 105,9 metri quadrati (+0,2 m² rispetto al 2017).
Naturalmente la superficie media è più bassa nei comuni capoluogo rispetto a quelli di provincia, ma in linea generale il taglio più venduto anche nel 2018 si conferma essere quello compreso tra i 50 e gli 85 mq, seguito da quello 85-115 mq, che insieme raggiungono oltre la metà delle compravendite totali.
Anche il mercato delle pertinenze è stato oggetto dell’analisi dell’OMI: anche qui si registra una crescita dell’8,4% rispetto al 2017 per quanto riguarda i depositi pertinenziali e del 5,4% per box e posti auto.
Questa tendenza positiva si inverte però se consideriamo i prezzi, che continuano a puntare verso il basso, anche se in maniera meno marcata rispetto agli anni passati.
L’Italia resta l’unico Paese d’Europa che non ha ancora vissuto una ripresa dei prezzi, sebbene si prevedesse una risalita delle quotazioni nel corso del 2018.
Cosa impedisce la risalita dei valori immobiliari?
Innanzitutto c’è da dire che a differenza dell’indice NTN, in calo già dal 2006, i prezzi delle case hanno iniziato la fase di contrazione qualche anno dopo, nel 2012.
Perciò è normale che la loro risalita sia in ritardo rispetto agli altri indici.
Inoltre il nostro Paese in questi anni è rimasto più indietro sotto il profilo occupazionale ed è stato al centro di turbolenze dei mercati finanziari, quindi gli effetti di un lungo periodo di stretta creditizia, unito ad un potere d’acquisto più basso, continuano a farsi sentire.
Un altro fattore che incide sul calo delle quotazioni è di certo l’eccesso di offerta che si è accumulata negli anni in cui vendere era più difficile e che finalmente si comincia davvero a smaltire.
Infine un elemento paradossalmente positivo che influisce sul calo dei prezzi è il circolo virtuoso per cui, con prezzi bassi e tassi di interesse sui mutui ai minimi storici, gli investitori hanno acquistato più velocemente, considerando questa congiuntura vantaggiosa e di durata incerta.
Dunque possiamo dire che in parte siano stati proprio i prezzi convenienti a favorire un risveglio della domanda e, di conseguenza, un aumento delle compravendite.